L’usura è l’attività di chi presta del denaro applicando su di esso un tasso di interesse esageratamente elevato, oltre i limiti fissati dalla legge. In Italia è considerata reato e rientra tra i delitti contro il patrimonio, prevedendo per i colpevoli la confisca dei beni frutto dell’usura, una sanzione amministrativa e la reclusione.
Anche se il concetto di usura viene spesso associato principalmente al mondo della malavita e della criminalità, chiunque può inconsapevolmente essere vittima di tassi usurari. Proprio per fare maggiore cultura in merito a un argomento così delicato e complesso, in questo articolo vedremo insieme che cos’è l’usura, come si calcolano i tassi usurari e cosa fare per evitare di caderne vittima.
Cosa significa “tasso usurario”
Il tasso usurario è definito come un tasso di interesse – applicabile a un mutuo, a un prestito o a un fido, ad esempio – con un valore superiore a quello previsto dalla legge. Nell’immaginario comune, come anticipato, questo concetto viene spesso collegato all’ambito della malavita organizzata e dei prestiti illegali, tuttavia, anche chi richiede un prestito in un contesto legale (attraverso istituti di credito o altri intermediari autorizzati) potrebbe esserne vittima se l’interesse applicato supera quello consentito.
Nello specifico, l’art. 644 del Codice Penale prevede il reato di usura, che si può concretizzare nel momento in cui si richiede un prestito a una banca o a un istituto finanziario, ma anche in caso di pagamenti a rate online o nel social lending (prestito tra privati).
Per tutelare il cittadino, il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) e la Banca d’Italia stabiliscono una soglia per i tassi applicabili, superata la quale si può parlare di usura. Vediamo meglio come funziona e di cosa si tratta.
Come si stabilisce il tasso soglia per l’usura?
Il tasso di interesse è una percentuale applicata da un istituto di credito o da un intermediario finanziario alla somma di denaro che viene prestata, andando pertanto ad aggiungersi alla stessa. Ciò significa che chi richiede un prestito dovrà restituire la somma richiesta (quota capitale) più gli interessi (definiti interessi passivi).
La legge n.108 del 7 marzo 1996, Disposizioni in materia di usura, stabilisce il valore massimo al di sopra del quale si può parlare di attività di usura. Il tasso soglia è calcolato dal MEF e dalla Banca d’Italia in rapporto al tasso effettivo globale medio (TEGM). Quest’ultimo è un valore pubblicato in Gazzetta Ufficiale in apposite tabelle, è calcolato rispetto agli interessi praticati e comunicati dalle banche e dagli intermediari finanziari e varia in rapporto a:
- trimestre di riferimento;
- categoria di operazione finanziaria.
Come possiamo capire, quindi, il tasso di usura non è fisso, ma viene determinato nel corso dei mesi, in particolare ogni trimestre, oltre a essere diverso in base alla tipologia di strumento finanziario (prestito personale, mutuo, carte revolving ecc.).
Per stabilire se un tasso può essere definito usurario, viene applicato il seguente calcolo:
- il tasso effettivo globale medio del trimestre precedente è aumentato di ¼;
- si aggiungono 4 punti percentuali.
A questo punto viene confrontato il valore ottenuto con il tasso medio di partenza, cioè quello del trimestre precedente:
- il tasso soglia è quello risultante dal calcolo sopra esposto;
- il tasso soglia è fissato aumentando di 8 punti il tasso effettivo globale medio di partenza.
Il calcolo del tasso di usura non è un procedimento semplice, data la complessità della materia e la presenza di numerose variabili. Per questo, per capire se si è vittime di usura è necessario rivolgersi a una consulente esperto in materia finanziaria.
Quando si parla di tasso di usura “in concreto”?
Quello di cui abbiamo parlato finora è definito tasso di usura “oggettivo”, nel senso che il suo rilevamento deriva da un dato numerico percentuale che va a superare la soglia stabilita dalla legge. Tuttavia, l’art. 644 del Codice Penale prevede anche quella che viene definita “usura in concreto”. Di cosa si tratta?
In questo caso ci si trova con un tasso di interesse inferiore a quello previsto dalla legge per essere definito “usurario”, ma che, date le circostanze, può essere comunque considerato tale. In particolare, deve essere un Giudice a valutare se ci si trova innanzi a un tasso usurario. In questo caso, il Giudice prenderà come riferimento:
- il rapporto tra il tasso applicato e la prestazione di denaro;
- la presenza di una grave situazione economica del soggetto debitore.
L’esempio tipico è quando un soggetto approfitta di una situazione di difficoltà economica o finanziaria di un altro individuo, ottenendo dei vantaggi sproporzionati rispetto all’opera prestata.
Cosa fare se si sospetta di avere un mutuo o un prestito con tassi usurari e come difendersi?
Innanzitutto, nel momento in cui si vuole sottoscrivere un prestito è fondamentale rivolgersi solo a intermediari autorizzati dalla Banca d’Italia. Inoltre, nel momento un cui si richiede un finanziamento – dato che, come anticipato, è una materia complessa – è essenziale rivolgersi a un consulente specializzato.
Allo stesso modo, se è stato già sottoscritto un prestito e si ha il sospetto di essere soggetti a tassi usurari è importante rivolgersi a un consulente esperto, il quale verificherà la presenza o meno di un tasso usurario e saprà consigliare i successivi passi da compiere, che potrebbero includere la denuncia alle autorità e l’opportunità di rivolgersi a un’associazione di categoria specializzata per le attività di usura. In tutti i casi, è importante conservare tutta la documentazione che possa aiutare nell’eventuale dimostrazione di aver subito l’applicazione di tassi superiori a quelli consentiti per il periodo di riferimento.
Ricordiamo inoltre che la legge n.108 del 1996 ha istituito un Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’Usura, gestito dal Dipartimento del Tesoro e rivolto a quei soggetti e famiglie che si trovano in difficoltà economica. Grazie ad esso è possibile richiedere un prestito, senza interessi, garantito dal Fondo.
Quali sono le pene per chi applica tassi d’usura?
Il reato di usura è regolato dall’art. 644 del Codice Penale e prevede la reclusione da 2 a 10 anni, una sanzione amministrativa da 5.000 a 30.000 euro e la confisca dei beni. Inoltre, se il colpevole ha agito nell’esercizio di un’attività professionale o di intermediazione bancaria si prevede un inasprimento delle pene.
Se si è sottoscritto un prestito o un mutuo al quale risultino essere stati applicati dei tassi usurari, in base al comma 2 dell’art. 1284 del Codice Civile, il debitore non sarà tenuto a pagare gli interessi usurari, ma solo quelli previsti dalla legge, cioè gli “interessi legali” che sono fissati annualmente dal Governo.
Nel caso di usura in concreto, come abbiamo visto dovrà essere un giudice a valutare l’esistenza dei presupposti per la contestazione di un reato, stabilendo, di conseguenza, un eventuale risarcimento.
Quella dei tassi usurari è una tematica complessa che, da un lato, richiede il supporto di consulenti specializzati per comprendere se il tasso applicato è a norma di legge oppure no, e, dall’altro, una buona cultura finanziaria di base che ci consenta di avvicinarci, con una sufficiente competenza a questo settore e di prendere decisioni più consapevoli e accorte. Essere sufficientemente informati in tal senso, conoscere i meccanismi e le regole sottostanti è il primo passo per muoversi con maggiore sicurezza e fare le giuste valutazioni. Proprio per questo ti invitiamo a iscriverti alla newsletter e a continuare a leggere gli articoli del blog di Esdebitami Retake per ricevere tutti gli aggiornamenti che cerchi su questi argomenti!
Crediti immagine di copertina: frantisekhojdysz/shutterstock.com