Quante volte negli ultimi anni hai sentito parlare di inflazione e aumento dei prezzi? L’inflazione è uno degli indici più importanti per determinare lo stato di salute dell’economia di un Paese, ma è anche un fenomeno economico che incide direttamente sulla vita di ognuno di noi e, in particolare, sulla nostra capacità di acquistare prodotti e servizi.
Ma cosa comporta esattamente e da cosa è generata? In questo articolo facciamo luce sugli aspetti più importanti dell’inflazione, spiegando le cause, gli effetti sulla vita quotidiana e quali comportamenti adottare per gestire al meglio le spese in un contesto economico in continua evoluzione.
Cos’è l’inflazione e quali sono le sue cause
L’inflazione può essere definita come un aumento generalizzato dei prezzi dei beni e dei servizi rilevato in termini percentuali durante un certo periodo di tempo, ad esempio nel corso di un mese o di un anno. Questo significa che con la stessa quantità di denaro puoi acquistare una quantità minore di prodotti rispetto al periodo precedente (ad esempio alimentari, abbigliamento, energia, eccetera) e di servizi (una visita medica, la riparazione dello smartphone, un taglio di capelli, eccetera).
Si può parlare di vera e propria inflazione quando questa variazione in salita dei prezzi riguarda un ventaglio ampio di prodotti, soprattutto di uso comune, e non solo determinati beni di nicchia.
A seconda delle cause che l’hanno generata, gli economisti distinguono l’inflazione “buona” dall’inflazione “cattiva”. Ma che cosa si intende con questi termini?
Si può parlare di inflazione buona quando è lieve, può essere tenuta più facilmente sotto controllo ed è causata da variazioni in positivo della domanda di prodotti e servizi. Infatti, questo fenomeno è chiamato anche “inflazione da domanda aggregata” poiché si verifica quando la richiesta di beni da parte dei consumatori supera la quantità offerta sul mercato e le persone sono disposte a pagare di più per acquistare quello che occorre loro. Questa tipologia di inflazione è accompagnata in genere da un aumento del PIL e da un miglioramento generale dell’occupazione e dell’economia, per questo è considerata in un certo senso “buona”.
Al contrario, l’inflazione “cattiva” è generata da uno shock relativo all’offerta e dalla minore capacità di produrre determinati beni e servizi. Questo fenomeno, definito appunto “inflazione da offerta”, avviene quando la quantità richiesta dai consumatori è la stessa ma la disponibilità sul mercato si è ridotta, ad esempio per un aumento dei costi di produzione.
È quanto avvenuto negli scorsi anni, generando l’aumento dell’inflazione che abbiamo vissuto e continuiamo a vivere. La pandemia, il conflitto russo-ucraino e l’instabilità economica mondiale hanno causato difficoltà di approvvigionamento di materie prime da parte delle aziende, nonché un aumento generale dei costi e dell’energia, causando un effetto a valanga sulla capacità di produzione e sui prezzi al consumo di moltissimi beni.
Cos’è invece la deflazione?
Per fare chiarezza, può essere utile accennare anche al fenomeno opposto, ossia la deflazione, caratterizzata da una diminuzione del livello generale dei prezzi. Nell’immediato gli effetti della deflazione possono essere positivi, perché con lo stesso ammontare di denaro è possibile acquistare più beni, ma in realtà anche questo fenomeno non è auspicabile perché, alla lunga, mette a dura prova la tenuta delle imprese generando una riduzione degli investimenti e del personale, con la conseguente perdita di posti di lavoro e del volume degli affari, che possono sfociare anche in una crisi economica.
Da qui deriva la necessità delle istituzioni di cercare di governare questi fenomeni macroeconomici al fine di tenere l’inflazione a livelli contenuti e prevedibili e mantenere quanto più possibile i prezzi stabili, compito affidato alle banche centrali dei singoli Stati.
Il cestino della spesa degli italiani e la stima dell’inflazione
Per stimare l’andamento dei prezzi e comprendere se si sta attraversando un periodo di inflazione o deflazione si utilizza il cosiddetto “paniere”, un insieme di prodotti e servizi rappresentativo delle abitudini dei consumatori.
In Italia è l’ISTAT ad occuparsi della rilevazione degli indici dei prezzi al consumo. Ogni anno l’Istituto aggiorna il “cestino della spesa degli italiani” includendo o eliminando alcuni beni a seconda delle tendenze di consumo, ne calcola il prezzo medio e ottiene la variazione percentuale su base mensile e annuale.
Il paniere ISTAT è nato nel 1928 e nel corso dei decenni è stato sottoposto a una serie di modifiche che descrivono bene la storia e lo sviluppo del nostro Paese. Originariamente era costituito da 59 referenze, mentre il paniere 2023 è composto da 1885 prodotti (1772 nel 2022), raggruppati in 423 aggregati. Solo per fare alcuni esempi, nel 1938 nel paniere era presente la legna secca per il riscaldamento, nel 1999 è stato introdotto l’abbonamento a internet, nel 2022 sono usciti i CD ed è entrata la friggitrice ad aria, mentre nel 2023 tra i trattamenti di bellezza è stato introdotto il massaggio estetico.
I tre indici classici con i quali l’ISTAT rileva l’andamento dell’inflazione sono l’indice Nazionale per l’Intera Collettività (NIC), l’indice per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI) e l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo (IPCA). Oltre a questi, esiste un paniere specifico utilizzato per la stima della cosiddetta “inflazione di fondo”, dal quale sono esclusi alcuni beni caratterizzati da prezzi con forti oscillazioni, ad esempio i prodotti alimentari la cui produzione è strettamente legata a fattori climatici o prodotti energetici come il carburante (benzina e diesel).
Inflazione e capacità di spesa: le conseguenze sulla vita quotidiana
L’aumento dell’inflazione incide concretamente sulla vita delle persone, questo perché comporta una “svalutazione” del denaro e una minore capacità di spesa, a parità di entrate.
Per spiegarlo facciamo un esempio pratico. Giulia ha un budget di 50 euro mensili per comprare il pane per la sua famiglia. Fino allo scorso anno il prezzo medio del pane era di 4 euro al kg e Giulia poteva acquistare 12,5 kg di pane al mese. Quest’anno, a causa dell’aumento dell’inflazione, ipotizziamo che il prezzo del pane sia salito a 5 euro al kg. Di conseguenza, con gli stessi 50 euro, oggi Giulia può comprare solo 10 kg di pane. La minor quantità di pane acquistabile da Giulia con lo stesso budget mostra esattamente la perdita di potere d’acquisto dei consumatori in un periodo di inflazione.
Seguendo questo esempio, il valore reale dei 50 euro, ossia la quantità di beni acquistabili, è diminuita da 12,5 kg a 10 kg di pane.
È chiaro che questo fenomeno, riportato su una grande quantità di beni soprattutto primari, influenza notevolmente la qualità della vita delle persone, costrette a fare delle scelte, riducendo la quantità di prodotti acquistati o, in alternativa, ricorrendo a eventuali risparmi messi da parte precedentemente.
Per questo comunemente si dice che l’inflazione è una “tassa iniqua”, perché colpisce soprattutto le persone con minore disponibilità economica e che utilizzano la maggior parte delle loro entrate per beni di prima necessità.
Come affrontare l’aumento dell’inflazione? Alcuni consigli utili
Per affrontare un periodo di aumento generalizzato dei prezzi è utile adottare degli accorgimenti che possono migliorare la gestione delle spese. Ecco alcuni consigli pratici da poter seguire:
- Ridurre i consumi non essenziali
concentra le tue uscite sugli acquisti indispensabili come beni di prima necessità (alimentari, riscaldamento, energia elettrica, farmaci, eccetera) cercando di tagliare il più possibile sulle altre spese. L’ideale sarebbe mettere da parte circa il 20% delle entrate per eventuali emergenze future che, soprattutto in periodo di elevata inflazione, possono mettere a rischio gli equilibri finanziari della famiglia. - Cercare promozioni e sconti
soprattutto quando si tratta di acquisti più importanti, cerca di restare aggiornato su eventuali promozioni, offerte e scontistiche particolari per avere la garanzia di spendere il giusto. Confronta i prezzi di un numero maggiore di rivenditori rispetto al solito. - Non abusare di strumenti di credito al consumo e pagamenti a rate online
se non hai certezza delle tue entrate future non impegnarti in troppi acquisti a rate, soprattutto se prevedono una durata di rimborso a medio lungo termine (5-7 anni o più). Anche gli strumenti di Buy Now Pay Later (pagamenti a rate online) concessi con molta facilità e per importi piccoli possono portare a una situazione di indebitamento non sostenibile. - Fissare budget mensili e tenere traccia delle spese
utilizza almeno uno strumento per tenere sotto controllo il flusso delle uscite, ne esistono tanti a disposizione tra home banking, app dedicate o anche una semplice agendina. In questo modo saprai sempre come e quanto spendi durante il mese e se stai sforando il budget mensile per ogni categoria di spesa. - Informarsi bene
in caso di investimenti o se hai la necessità di ricorrere a mutui, prestiti personali, fido bancario o strumenti simili è necessario prendere decisioni informate. Come sostiene anche Banca d’Italia, per quanto riguarda gli investimenti è sempre valida la regola della diversificazione e lo è maggiormente nei periodi di inflazione elevata, quando diventa conveniente investire una parte dei propri risparmi in strumenti con scadenza a breve termine che risentono con rapidità del rialzo del tasso degli interessi, garantendo profitti maggiori. Nel caso di indebitamento, invece, optare per finanziamenti a tasso variabile espone al rischio di avere una rata molto elevata nei periodi di inflazione.
In conclusione, comprendere l’inflazione e il suo impatto sulla capacità di spesa è fondamentale per affrontare le sfide economiche quotidiane. Adottare un approccio consapevole, implementare pratiche di buona economia domestica e investire nella propria educazione finanziaria sono passi cruciali per preservare il potere d’acquisto in un contesto economico in continua evoluzione.
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Crediti immagine di copertina: Natalia Klenova/shutterstock.com