Indipendenti, consapevoli e flessibili al cambiamento, ma allo stesso tempo poco informati sui rischi finanziari e sulla corretta gestione del denaro, utilizzato principalmente per far fronte a bisogni immediati, senza una programmazione per il futuro.
Sono queste alcune delle caratteristiche dei ragazzi della Generazione Z, i giovani che oggi hanno tra i 18 e i 25 anni, emerse in occasione dell’evento Gen Z e consapevolezza finanziaria tra digitale, tecnologia e new economy organizzato da Esdebitami Retake con il contributo di Save your Home (SHYO), Nomisma e Osservatorio Generazione Proteo. L’incontro si è tenuto in diretta streaming il 25 ottobre e rientra nell’ambito delle iniziative di #OttobreEdufin2023, promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I dati presentati, frutto di una survey realizzata da Nomisma, hanno permesso di comprendere meglio il rapporto tra Gen Z, mondo finanziario e obiettivi dei giovani per il futuro, e di capire che si tratta di una generazione con un’indipendenza sociale ed economica, capace di adattarsi ai cambiamenti della società e all’evoluzione tecnologica, interessata alla formazione universitaria e al lavoro. Dall’altro lato, come anticipato, questi ragazzi mostrano profonde lacune rispetto agli strumenti finanziari odierni, ai loro rischi e opportunità, e non sanno sempre gestire il denaro in modo corretto e previdente.
Educazione finanziaria e Gen Z: qual è il rapporto dei giovani con denaro, spese ed economia?
Con l’obiettivo di indagare ulteriormente il rapporto tra Generazione Z, denaro e finanza, abbiamo intervistato Nicola Ferrigni, professore associato di sociologia presso Link Campus University di Roma, Direttore dell’Osservatorio permanente sui giovani “Generazione Proteo” e membro del comitato tecnico scientifico di Esdebitami Retake.
Vediamo cosa è emerso e quali sono gli aspetti più importanti da tenere in considerazione per sviluppare percorsi di educazione finanziaria orientati ai più giovani.
Professor Ferrigni, qual è la definizione di Generazione Z?
“La Generazione Z comprende i nati nei primi anni Duemila, quindi i ragazzi che oggi hanno tra i 18 e i 25 anni. Rispetto alle generazioni precedenti – Millennials (1982-1994) e Generazione X (1965-1982) – si distinguono per essere soggetti più adattabili ai cambiamenti e per essere cresciuti in un mondo ‘digitale’, dove concetti come web e social network fanno parte del quotidiano. Data la loro età, alcuni frequentano ancora l’università, mentre altri si stanno affacciando adesso al mondo del lavoro.”
Quali sono gli aspetti generazionali e le tendenze che caratterizzano la Generazione Z?
“La Gen Z può essere definita una generazione:
- consapevole
- indipendente
- flessibile.
È una generazione consapevole perché sono ragazzi molto concentrati sulla ricerca del benessere personale – il cosiddetto wellbeing – , inteso come uno star bene a livello psico-sociale. Quindi l’idea di benessere si basa sulla ricerca della propria identità dal punto di vista individuale, ma anche all’interno della società.
Per quanto riguarda l’indipendenza, per la Gen Z rappresenta la cifra narrativa del vivere: permette di acquisire autonomia e di sviluppare rapporti orizzontali nel mondo del lavoro, oltre a riflettersi su un sistema sociale dove vita privata e professionale sono rese più compatibili.
Altro aspetto cruciale è la flessibilità. Se per i Millennials l’idea di flessibilità era un elemento a sfavore, qualcosa di limitativo e sinonimo di instabilità, incertezza e precarietà, per la Generazione Z è considerata un valore aggiunto associato all’autonomia e al benessere personale. Oggi viviamo in una società destrutturata, dove tutti gli schemi rigidi appartenenti al passato sono stati eliminati: la flessibilità della Generazione Z rientra quindi in un nuovo modello di vita, quello del day by day, ossia il vivere giorno per giorno.
La ricerca di stabilità, anche dal punto di vista lavorativo, non rientra nei progetti dei giovani. La Gen Z, infatti, è attratta dal ‘nomadismo geografico’: un giovane cerca il proprio benessere in un luogo, ma questo non deve trovarsi necessariamente in una località, città o abitazione specifiche.
Al concetto di flessibilità si connettono poi gli aspetti economici, finanziari e lavorativi. Anche in questo ambito la possibilità di cambiare professione è considerata come un’opportunità e non è più legata all’idea di precarietà come per la Generazione dei Millennials.”
Qual è il rapporto dei giovani italiani con il denaro?
“Il denaro è uno dei punti fermi nella vita dei giovani e il rapporto con esso è di tipo materialistico. La visione che caratterizzava i Millennials, secondo cui il denaro acquisiva un valore di dignità e surplus, è oggi sdoganata dalla Generazione Z, per la quale i soldi diventano una forma di ‘diritto’, concetto che si trasferisce anche al mondo del lavoro.
Per le generazioni precedenti il rapporto lavorativo aveva una connotazione di ringraziamento: si era riconoscenti verso il datore di lavoro per aver ottenuto un’occupazione. Per la Gen Z, invece, i ruoli si invertono: il datore di lavoro non è più l’elemento ‘forte’, colui che permette al dipendente di ottenere un guadagno, ma sono i giovani a concedere il proprio tempo, considerato estremamente prezioso, in cambio di denaro.”
La Gen Z è informata e consapevole rispetto alla gestione delle proprie finanze?
“La Gen Z è una generazione priva delle nozioni di base necessarie per gestire il denaro. In gran parte dei casi, infatti, i ragazzi non sono consapevoli delle buone pratiche che permettono di organizzare al meglio le proprie finanze. In particolare l’aspetto del risparmio non è considerato dalla maggioranza dei giovani.
La Generazione Z tende a utilizzare il denaro per soddisfare un bisogno immediato e momentaneo senza pensare al futuro. L’acquisto viene quindi affrontato nell’ottica del vivere day by day, a cui facevamo riferimento, senza un progetto o una reale consapevolezza. Per questo è prioritario sviluppare un’educazione finanziaria rivolta a questa generazione, ancor più che in passato.”
Quindi, come si proietta nel “domani”?
“Questa generazione si proietta solo nel presente, dato che nella dimensione temporale dei ragazzi il futuro appare nebuloso e incerto. L’idea di futuro, infatti, nasce nel momento in cui si possiede una stabilità sociale ed economica. Per quanto riguarda la prima, in particolare, il mondo di oggi non riflette stabilità perché è un modo di vivere caotico, al ritmo dei social, dove la dimensione prospettica non esiste.
Lo stesso termine ‘prospettico’ può essere considerato ‘bandito’ dal linguaggio giovanile e in disuso. Per la Gen Z costruire non significa creare un progetto futuro, ma è un concetto che passa sempre attraverso l’idea di ottenere un risultato concreto nell’immediato. Se si prende come riferimento la celebre piramide dei bisogni di Maslow (modello che descrive i bisogni degli esseri umani ordinati in una precisa gerarchia [N.d.R.]), anche questa viene rivoluzionata, dato che le esigenze identificate come primarie oggi sono state rovesciate. È dunque in corso una vera e propria rivoluzione concettuale e culturale.”
Qual è l’atteggiamento verso la stabilità economica?
“In linea di massima i giovani sono indipendenti, almeno la maggioranza. Questa tendenza è spesso collegata al fatto che, grazie a una serie di investimenti fatti dalle famiglie di origine in passato, oggi si hanno una serie di supporti: pensiamo ad esempio alle proprietà tramandate di generazione in generazione e che permettono ai ragazzi di avere, in molti casi, un punto di partenza economico saldo.
L’incertezza che definisce questa generazione non deriva dalla mancanza di lavoro o dalla difficoltà di trovarlo, ma è connessa al contesto esterno: riflette la situazione sociale, politica ed economica che caratterizza il mondo di oggi, una dimensione in cui all’improvviso tutto può cambiare drasticamente. Di conseguenza, si crea ansia nei giovani nell’affrontare il quotidiano. Per i Millennials, invece, l’incertezza era principalmente legata alle difficoltà di pagare un mutuo o un debito.
La GenZ, tuttavia, ha tante opportunità dal punto di vista professionale e può accedere a diverse forme di imprenditoria: pensiamo alle varie occupazioni connesse al mondo digitale, per esempio, o al rinnovato interesse che i giovani mostrano nei confronti delle attività artigianali e al mondo dell’agricoltura.”
La Generazione Z è attenta agli acquisti?
“La Generazione Z tende a fare poca attenzione agli acquisti e ad affrontarli in modo compulsivo e disorganizzato, senza pensiero critico. Il fine, come già evidenziato, è ottenere subito qualcosa per soddisfare un bisogno immediato.
Nel prossimo futuro questo atteggiamento – tipico anche del sistema di consumo dei giovani americani – comporterà un forte rischio di indebitamento, anche a causa di come vengono usati gli strumenti oggi disponibili, come gli acquisti online e a rate, molto facili da utilizzare e spesso impiegati con approccio ludico, senza regole finanziarie precise.
La Generazione Z ha molte più opportunità rispetto alle altre: si pensi al numero di stimoli a cui i giovani hanno accesso, alle esperienze, ai viaggi, ma anche alle possibilità che caratterizzano il quotidiano, dato che i ragazzi possono ottenere facilmente ciò che desiderano. In questo contesto, quindi, l’acquisto può essere considerato una forma di malessere nel benessere.”
All’interno di tutte queste opportunità di acquisto, quali sono le categorie di prodotti che i giovani scelgono maggiormente?
“I giovani non si focalizzano su prodotti di prima necessità ma su articoli ricercati, singolari e stravaganti, un comportamento figlio, in un certo senso, della comunicazione sui social network, dove si vive come su un palcoscenico ed essere unici rappresenta la priorità. Tutto ciò tende a portare anche a spese eccessive.
Il concetto di valore cambia: grazie a strumenti come carte revolving e pagamenti a rate, oggi è possibile accedere a qualunque tipologia di prodotto, anche se costoso. Si può parlare di malessere nel benessere perché la Gen Z non è cresciuta in una situazione di difficoltà economica e la maggior parte dei giovani non ha vissuto problemi di mancanza di denaro.”
Generazione Z: come guarda al futuro, agli investimenti e all’acquisto di una casa?
“L’idea di comprare una casa non rientra nei programmi della Generazione Z. Guardando al passato, l’acquisto di un immobile faceva parte delle tappe che certificavano l’ingresso nell’età adulta, rappresentava una forma di realizzazione, qualcosa che dava stabilità. Dato che la Gen Z non si riconosce negli status sociali del passato, l’acquisto di una casa non è più considerato una forma di approvazione da parte della società e uno step necessario per il passaggio all’età adulta.
Anche il concetto di acquisto cambia. Se per i Millennials possedere un’abitazione era sinonimo di stabilità, i giovani vivono in una dimensione di sharing continuo, ossia di condivisione. La situazione abitativa a cui si ambisce è quella del co-living e la preferenza verso questi sistemi abitativi è strettamente connessa al nomadismo di cui parlavamo in precedenza. Comprare casa porta ad avere una specifica collocazione geografica, a stabilizzarsi in un luogo, aspetti che non appartengono a questa generazione che vive in una dimensione geograficamente destrutturata, in cui vengono meno i parametri tipici del passato: casa, famiglia e denaro.”
Dal suo punto di vista, quindi, è una generazione che conosce rischi e opportunità del mondo finanziario?
“La Gen Z ha poca consapevolezza dei rischi e delle opportunità in questo ambito. Più in generale, è mancata un’educazione economica nelle ultime generazioni perché in Italia non esiste una forma strutturata di cultura finanziaria a livello scolastico. Quello che i giovani sanno degli strumenti economici nasce dall’esperienza diretta sul campo oppure indirettamente, osservando i genitori. Come è stato evidenziato dalla ricerca Nomisma, l’interlocutore principale dei ragazzi è la famiglia, non perché il padre e la madre conoscano oggettivamente la materia, ma perché la famiglia è un ancoraggio affettivo, una comfort zone: si accettano le competenze dei genitori perché si ha fiducia nella rete familiare.
In questo contesto non ci si rivolge a consulenti finanziari e banche, considerati come soggetti ‘estranei’, e strumenti che pur nascono e si sviluppano negli anni più recenti, come le criptovalute, spesso non vengono utilizzati perché i giovani non possiedono le conoscenze di base e non sanno impiegarli nel quotidiano.
La Generazione Z tende a usare le carte di debito o di credito e i pagamenti digitali senza la concezione dei rischi che comportano, ma come se fossero un ‘gioco’. Ad esempio, nell’acquisto di un prodotto a rate non si valutano i pro e i contro, come l’applicazione di interessi: i ragazzi vedono questa possibilità come una forma di offerta del web, facile da ottenere e da utilizzare. Per tutti questi motivi, a mio avviso, i concetti di consapevolezza e rischio sono molto distanti dai giovani.”
L’intervista al professor Nicola Ferrigni evidenzia dunque come il modo di approcciarsi della Gen Z alla finanza e al risparmio rifletta l’evoluzione generazionale socio-economica degli ultimi anni. I giovani tra i 18 e i 25 anni si sentono indipendenti, ma sono anche inconsapevoli delle loro opportunità e dei rischi finanziari, dato che non hanno un substrato di partenza che permetta di affrontare questi aspetti con senso critico. Una responsabilità, questa, che ricade sui genitori ma anche sulle istituzioni: in questo contesto, quindi, l’educazione finanziaria non è un’opzione, ma diventa essenziale al fine di affrontare il futuro con prospettive concrete.
Se vuoi conoscere di più sul tema dei debiti e sulla gestione delle finanze, continua a seguirci: iscriviti alla newsletter e leggi il blog di Esdebitami Retake per trovare tutte le informazioni che cerchi.